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Ad oggi è davvero semplice imprimere sulla pelle ogni nostro desiderio, ricordo caro o insegnamento da tenere a mente. Arte, creatività e moda sono strumenti di comunicazione che si sono fusi con il tatuaggio e la sua cultura.

E’ stato scoperto che anticamente la scrittura su pelle veniva usata a scopo terapeutico. Artrosi, artrite reumatoide, osteomielite e tumori venivano “gestiti” attraverso l’iniezione di sostanze vegetali sotto-pelle per alleviare i dolori cronici che caratterizzano tali patologie.

Il potere esoterico del tatuaggio risale alla notte dei tempi. L’uomo è sempre stato attratto dal mimetismo, dal rinforzo mentale attraverso la pittura del viso, la riconoscenza con l’incisione grafica di segni che attestino il valore di un individuo al pari di una medaglia o l’annuncio del nostro stato civile.

1) Il tatuaggio nella storia

Nell’Antico Egitto, l’occhio di Ra, primo re d’Egitto venerato come Dio Sole e creatore dell’universo, simboleggia regalità e potere e veniva riprodotto come forma di protezione dalle energie negative specialmente su nuca, spalle e schiena poiché l’occhio proteggeva le spalle a colui che lo portava.

Nei miei viaggi mi è stato vietato mostrare il mio corpo, l’involucro che ricopre e protegge il mio vero essere solamente perché “diverso” ed unico rispetto a chiunque altro. Ci sono prove che in Giappone sin dal 10.000 a.C. venivano incisi simboli per identificarsi come membri di una delle numerose tribu’ del tempo. Negli anni, tuttavia, il tatuaggio ha cominciato a simboleggiare la criminalità, infatti i giudicati venivano marcati per essere riconosciuti anche in pubblico.

Nell’antica Roma la pittura corporea indelebile era vietata perché deturpava la purezza innata dell’uomo. Tuttavia le cose cambiarono quando i soldati romani entrarono in contatto con i britannici e traci che ritenevano i tatuaggi segni distintivi d’onore. I militari romani iniziarono dunque a tatuarsi le iniziali dell’imperatore in carica. Con l’avvento dell’Imperatore Costantino si tornò ad una visione negativa del simbolismo su pelle.

2) Il tatuaggio oggi

Attualmente lo studio del tatuaggio ha cominciato ad esser usato per connotare il comportamento ed il carattere di una persona nonché la sua storia ed i suoi sentimenti. Ad esempio, tatuarsi la parte sinistra del corpo, per la psicoanalisi rappresenta il passato ed è tipico delle persone negative o che stanno passando un periodo infelice della propria vita. La parte destra invece è legata al futuro e contraddistingue un carattere positivo, dinamico e aperto ai cambiamenti. Marchiarsi il tronco denota praticità, concretezza ed elevate e forti capacità decisionali. Le braccia sono l’elemento della maturazione invece.

Oltre al luogo, l’oggetto stesso del disegno racconta moltissimo di noi stessi ed il motivo che ci spinge a tenerlo per sempre sotto i nostri occhi e quelli di chiunque ci scruti.

I metalli che vengono rilasciati e lasciati durante e dopo la pratica del tatuaggio e la lacerazione tissutale che si viene a creare sono alla base di disfunzioni fasciali responsabili di una restrizione di mobilità e, quindi, di problematiche anche lontane il sito lesionato (tatuato).


La pelle, la tela sulla quale da decine di migliaia di anni l’uomo si tatua per le più disparate ragioni, è l’organo più grande del nostro corpo. Esso possiede collegamenti con organi e strutture osteo-articolari. E’ verosimili pensare perciò che un tatuaggio può (e vi dico per esperienza che lo fa con estrema certezza) interferire sia sulla funzione che sulla struttura dei nostri tessuti.

3) Il tatuaggio fra psicologia ed osteopatia

Letto questo breve articolo vi domanderete, qualora mi conosciate già: perché chi scrive sembrerebbe muovere un’invettiva contro questa pratica millenaria sebbene lui stesso sia un osteopata e laureato in psicologia ma con un elevatissimo numero di tatuaggi sul proprio corpo?

Molto semplice: fascialmente sono una specie di ancore per l’essere umano, lo limitano, lo sabotano. Sono catene. Tuttavia durante un tatuaggio vi è una liberazione di endorfine che permettono all’individuo di ricordare tale pratica come un’esperienza positiva anche grazie alla bellezza estetica e al consenso sociale che ne deriva. E’ qui che mi aggancio per ritenere l’imbrattamento corporeo come un modo per costruire impalcature comportamentali e sentimentali funzionali alla nostra psiche. Ricordare un caro defunto attraverso la sofferenza ed il sacrificio della propria “purezza” è segno di amore, rispetto e attaccamento. Lo stesso vale per un figlio, la propria moglie o semplicemente un ricordo per noi significativo.

Il ricordo è l’unico paradiso dal quale non possiamo essere cacciati.
(Jean Paul)

La funzionalità mentale e spirituale può colmare la disfunzionalità fisica legata alla cicatrice di un tatuaggio? A mio modo di vedere la vita terrena umana è una continua ferita di un involucro destinato a perire. Il nostro vero essere non sa cos’è la morte e ad ogni esistenza si riempie di esperienze e si nobilita, matura e diventa sempre più capace di amare attraverso le sofferenze della morte, dell’abbandono e della nostalgia.